L’attività fisica regolare è ormai considerata come fattore necessario per il raggiungimento e il mantenimento di una salute ottimale.
Negli ultimi anni numerosi studi hanno tentato di quantificare l’effetto protettivo dell’attività fisica sulla mortalità cardiovascolare e per tutte le cause. Tutti concordano sul fatto che l’attività fisica protegge dalla mortalità cardiovascolare, con una riduzione del rischio del 35%, mentre la mortalità per tutte le cause è stata ridotta del 33%. Nel complesso, non c’è dubbio che l’attività fisica sia indipendentemente associata a una marcata diminuzione del rischio di malattie cardiovascolari (CVD) e alla mortalità per CVD sia negli uomini che nelle donne.
Altri studi hanno analizzato la correlazione tra diabete di tipo II e attività fisica. È stato visto che una modifica dello stile di vita (dieta e attività fisica moderata) protegge dallo sviluppo del diabete di tipo 2, riducendo il rischio del 58%.
L’inattività fisica e l’adiposità addominale, riflettono l’accumulo di massa grassa viscerale, con conseguente attivazione di una rete di vie infiammatorie, che promuovono lo sviluppo di insulino-resistenza, aterosclerosi, neurodegenerazione, crescita tumorale.
L’effetto protettivo dell’esercizio contro le malattie associate all’infiammazione cronica può essere in qualche misura attribuito ad un effetto antinfiammatorio dell’esercizio fisico regolare.
Così come il tessuto adiposo, anche quello muscolare sembra essere un organo endocrino. Le sostanze prodotte e rilasciate dalle fibre muscolari (miochine) esercitano effetti locali ma anche su tessuti/organi periferici differenti. Il muscolo produce miochine quando stimolato da contrazioni.
Quali sono gli effetti di queste miochine?
Queste molecole creano un ambiente antinfiammatorio sistemico. Tali miochine possono anche funzionare localmente all’interno del muscolo ed esercitare i loro effetti sulle vie di segnalazione coinvolte nell’ossidazione dei grassi e nell’assorbimento del glucosio. A livello periferico sembrano agire sul tessuto adiposo, ma anche sui neuroni, sulla produzione endogena di glucosio epatico durante l’esercizio.
All’inattività fisica viene assegnato anche il ruolo chiave di fattore di rischio indipendente per l’accumulo di grasso viscerale e altri depositi di grasso ectopico.
Ma come ben sappiamo, il troppo stroppia…
Nei soggetti che praticano sport agonistico l’eccesso comporta una condizione infiammatoria rendendoli degli “infiammati cronici”.
Inattività intense e prolungate determinano un aumento dei markers proimfiammatori, a causa della disfunzione endoteliale vascolare correlata proprio allo stress dovuto all’esercizio stesso.
Ecco, che diventa particolarmente importante in queste condizioni fisiologiche, seguire un regime alimentare consono all’attività sportiva agonistica, in grado di neutralizzare e/o tamponare lo stato di flogosi e mantenere un giusto bilancio idrosalino per evitare fenomeni di disidratazione e tutte le conseguenze ad essa associate.