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La dieta in Palestra creata dal Personal Trainer

Oggi vi voglio mascherare una dieta “creata” da un PT con tutti i problemi che potrebbe causarvi a medio- lungo termine.

Il problema è che queste diete vengono fatte anche su adolescenti, organismi in crescita, soggiogati dall’aver il fisico perfetto come il loro idolo. Ma tante volte quei fisici sono frutto di anabolizzanti e steroidi.

Piano nutrizionale per una ragazza di 64 kg e altezza 1,68 cm. Metabolismo basale stimato intorno ai 1300-1400 kcal, Dispendio energetico intorno ai 2200 senza considerare l’allenamento svolto in palestra.

Il Piano è suddiviso in 2 giornate alternate, vi analizzo la prima giornata.

Colazione:
farina d’avena 40 gr
albume d’uovo 150 ml
1 cucchiaio di burro d’arachidi
1 bicchiere di succo 100% frutta

Spuntino
Petto di Pollo 100 gr
3 gallette di mais

Pranzo:
Papaya 100 gr
Riso 50 gr
Petto di Pollo 100 gr

Merenda:
Merluzzo 100 gr
3 gallette di mais

Cena:
Patate 100 gr
Carne rossa 100 gr

Ulteriori consigli:

Verdure a scelta ,usale per tappare la fame massimo 400g al giorno
4 litri di acqua al giorno
No frutta

Kcal 1200 (senza considerare le verdure)
Carboidrati 49%
Proteine 40%
Lipidi 11%

La prima cosa che salta all’occhio è: dove è l’olio extravergine d’oliva?!

Ormai è risaputo come l’Olio EVO sia in assoluto il condimento con il miglior equilibrio di grassi; fonte primaria di acidi grassi, quali primo fra tutti omega 9, molecola anti ossidante per eccellenza.

Come uniche fonti di carboidrati ci sono riso, patate e gallette, che oltretutto hanno un alto indice glicemico. Niente cereali integrali o altri cereali come farro, cous cous, pasta etc.

Le uniche fonti proteiche sono date da pollo, bresaola (come alternativo al pollo), tonno e merluzzo. Niente legumi, uova (intere) o altri tipi di pesce.

Le frequenze di assunzione di carne non dovrebbero superare le 3-4 volte a settimana, come ci dice la letteratura scientifica l’uso eccessivo di carne aumenta il rischio di tumori, soprattutto a livello dell’apparato gastrointestinale.

Le verdure vengono inserite come spezza fame, ma perché?! L’apporto di fibre in questa dieta, inserendo quei 400 gr, si aggira intorno ai 10 gr. Le raccomandazioni sono di almeno 25 gr/gg.

Una dieta povera di fibre diminuisce il volume fecale ed ostacola il processo fisiologico (nervoso) di innesco delle contrazioni peristaltiche di segmentazione e avanzamento.

Inoltre, potrebbe determinare una riduzione dell’apporto di Sali, minerali e vitamine. Questo problema incrementato dal fatto che viene sconsigliato l’apporto di Frutta.

L’apporto di lipidi è insufficiente, i livelli di assunzione di riferimento per la popolazione si attestano tra i 25-35%. Livelli così bassi, soprattutto nella donna potrebbero creare scompensi ormonali come alterazione del ciclo mestruale, aumento delle risposte infiammatorie, indebolimento del sistema immunitario, riduzione dell’assorbimento di vitamine liposolubili, indebolimento delle capacità cognitive e tante altre problematiche.

L’apporto di kcal è più basso del Metabolismo basale, cosa che non dovrebbe mai succedere. Il metabolismo basale è l’energia necessaria per far funzionare il nostro organismo, l’energia minima per le funzioni vitali. Inoltre, la ragazza non ha bisogno di dimagrire, ma di definire, quindi il deficit non dovrebbe essere troppo marcato come in questo caso.

Per quanto riguarda l’idratazione bisogna stare attenti, perché se si assume più acqua di quanto se ne perda, questo potrebbe determinare alcuni rischi come l’iperidratazione, che ha come conseguenze la riduzione dei livelli di sodio nel sangue (iponatriemia), che può sfociare in sintomi di disfunzione cerebrale, come ad esempio sonnolenza (letargia) e confusione. Nei casi più gravi possono comparire spasmi muscolari e convulsioni. I soggetti possono diventare meno reattivi, svegliarsi solo mediante stimolazione vigorosa fino all’incapacità di svegliarsi (coma).

Va bene bere così tanta acqua solo nel caso in cui si presenta lo stimolo della sete, altrimenti è pericoloso.

La seconda giornata cambiano le kcal che arrivano intorno ai 1900 kcal, le proteine si innalzano dagli 1,8 gr/kg (nella prima giornata) a 2,7 gr/kg, che per una donna sono alti.

La percentuale dei lipidi schizza a 37% e i carboidrati passano a 26%.

Il problema è che nella seconda giornata è presente solo carne rossa e pollo, anche il pesce è sparito.

Il pesce dovrebbe essere assunto con una frequenza di almeno 3 volte a settimana, soprattutto quello di ricco di omega 3, come il pesce azzurro.

Il pesce contiene proteine ad elevato valore biologico, sali minerali (fosforo, iodio calcio), grassi mono e polinsaturi. Tutti elementi in grado di apportare benefici al sistema cardiovascolare.

Le proteine del pesce sono paragonabili a quelle della carne.

Seguire questa diete potrebbe darti benefici a breve termine, ma a lungo termine potrebbero presentarsi problemi. Ricordatevi che l’organismo prima o poi si ribella.

Non vi affidate a persone senza una qualifica di Biologo Nutrizionista, dietista o dietologo. Inotre, stanno esercitando un abuso di professione!!!!

fame o appetito

Fame o appetito?

Generalmente, Fame e appetito sono due termini che vengono usati come sinonimi, ma in realtà esprimono concetti diversi.

La fame è la necessità dell’organismo di assumere qualsiasi tipo di cibo, è un’esigenza. La fame si istaura quando i livelli di glucosio scendono oltre un valore minimo, innescandosi un meccanismo di protezione che fa sì che il nostro corpo sia protetto da una deplezione delle scorte energetiche.

Il meccanismo è simile allo stimolo della sete, quando noi sentiamo la secchezza della gola o della bocca, il nostro corpo ci sta dicendo che siamo in uno stato di disidratazione e dobbiamo bere.

L’appetito è la voglia, il desiderio di un determinato cibo. L’ appetito nasce da una reazione sensoriale (come la vista o odore del cibo) oppure può derivare da un’emozione, che quel determinato cibo instaura in noi. Ecco perché viene anche definita Fame emotiva.

Inoltre, la fame emotiva, è spesso verso alimenti trasformati, ad alto indice glicemico o alta densità calorica (cioccolato, gelati, patatine, biscotti etc.), diversamente dalla fame che è verso qualsiasi cibo. che possa riempire lo stomaco.

La fame emotiva si istaura dalla nostra personale reazione sensoriale al cibo, è un comportamento soggettivo, regolato anche da ormoni come lo stress o ansia.

Il classico esempio che viene fatto per distinguere fame e appetito, è il dolce a fine pasto. Non è fame, in quanto il nostro organismo è già stato alimentato abbondantemente, ma è una voglia di dolce, una sorta di appagamento.

Centro della fame e sazietà

Il controllo dell’assunzione del cibo consiste in una complessa rete di segnali che raccolgono informazioni dalla periferia (tessuto adiposo, intestino, stomaco), per poi essere elaborati a livello dell’ipotalamo, ove sono presenti i centri di fame e sazietà ben distinti, per poi passare a livello cerebrale, per tradursi in comportamenti di ricerca di cibo oppure di non assunzione di cibo.

Tra i segnali che agiscono a livello dell’ipotalamo abbiamo leptina, serotonina e grelina.
La leptina è un segnale di adiposità; è correlata alla quantità di grasso corporeo e informa l’encefalo di quanto grasso l’organismo ha accumulato. La leptina induce un comportamento di astinenza dal cibo, aumentando il senso di sazietà. Il livello di leptina aumenta dopo i pasti, diminuisce all’aumentare dell’età, aumenta all’aumentare dell’indice di massa corporea e diminuisce in seguito ad attività fisica.
Anche la serotonina (detto anche ormone del buon umore), sopprime l’assunzione di cibo, determinando un’insorgenza precoce del senso di sazietà, riducendo l’appetibilità del cibo e  l’ingestione dei carboidrati. Ecco perché quando cala l’umore, le persone avvertono il bisogno di cibi dolci e cioccolato, ricchi di zuccheri semplici che determinato la produzione di questa sostanza.

La grelina invece funziona come segnale opposto, stimolando l’appetito. Viene prodotto maggiormente nello stomaco, quando è vuoto. Diminuisce dopo i pasti, diminuisce all’aumentare dell’età, è più alta nelle donne e aumenta in caso di stress cronico.
Quindi la fame e la sazietà sono determinate da un ampio coordinamento tra fattori di diversa natura che hanno lo scopo di bilanciare l’introduzione di calorie alimentari con il fabbisogno energetico.

Come riconoscere i due tipi di fame?

Molto spesso è difficile differenziarle, ma ci sono alcuni segnali che possono aiutarci a far ciò.

Quando si ha fame lo stomaco “brontola”si contrae, le nostre energie calano, e possiamo avvertire mal di testa o capogiro.

Mentre, la fame emotiva è un impulso che proviene dalla nostra “testa” e non dal nostro corpo che ci spinge a mangiare. Una sorta di attacco instantaneo.

Importante diviene riconoscere questi segnali, imparare ad ascoltare il nostro organismo, il nostro stomaco.

Quando arriva l’attacco di fame, provate a focalizzarvi su quello che sta accadendo all’interno del nostro corpo, ragionando con la testa e non con la pancia, questo per capire se è dovuto ad una reazione emotiva (ansia, angoscia, dolore, stress etc.) o è veramente un’esigenza, perché magari avete mangiato poco.

Prendetevi quei pochi minuti di riflessione per capire se veramente avete fame oppure è solo un impulso.

ricomposizione corporea

Ricomposizione Corporea

Cosa è la ricomposizione corporea?

La ricomposizione corporea è un approccio che permette di aumentare la massa muscolare e ridurre la massa grassa. Mentre con le sole diete dimagranti (ipocaloriche), otteniamo una sola riduzione della massa grassa.

Le parole chiavi in questo programma sono ALLENAMENTO E NUTRIZIONE.

L’analisi della composizione corporea tramite bioimpedenziometria è il metodo migliore per la comprensione di ciò che sta succedendo al nostro corpo, differentemente da metodi di screening che tengono conto solo del peso e dell’altezza, come l’indice di massa corporea (BMI).

La percentuale di grasso corporeo in relazione alla massa muscolare riflette meglio il nostro benessere rispetto al solo peso o al BMI.

Non focalizzarsi mai sul peso, perché come ormai già sappiamo, un aumento della massa muscolare corrisponde a un aumento di peso. Infatti, a parità di volume, i muscoli pesano più del grasso, ovvero il grasso è meno denso e più voluminoso del muscolo.

Questo perché l’aumento di massa muscolare corrisponde un aumento di acqua cellulare nel corpo. I nostri muscoli tendono a gonfiarsi di acqua, infatti dall’ analisi bioimpedenziometrica si vedrà anche un aumento dell’acqua intracellulare (dentro le cellule), proprio per questo fenomeno.

Cosa è importante in questo tipo di protocollo?

  • Allenamento di resistenza
  • Bilancio energetico adeguato
  • Apporto adeguato di proteine

Nella Pratica

Ragazza di 28 anni: 62,4 kg per 1,61 cm. BMI di 24.

Allenamento di resistenza 3 volte a settimana, gli altri giorni cardio o allenamento funzionale misto.

Sono passati 2 mesi dall’ultima volta che l’ho vista e questi sono i nuovi risultati (linea rossa stato attuale e linea blu stato precedente).

Si ha un aumento di massa muscolare, con conseguente aumento di stato di idratazione, dovuto all’aumento di acqua intracellulare all’interno della massa muscolare.

Allo stato tempo abbiamo ottenuto anche una riduzione della massa grassa, raggiungendo il range di normalità.

La dieta seguita è un ipocalorica da 1500- 1600 kcal a seconda dell’allenamento.

Un apporto di proteine di 1,8 gr/kg e un apporto di Grassi del 35 %.

In realtà si tratta di una dieta con un moderato deficit, in quanto nel weekend lo sgarro è sostanzioso. Tenendo questo deficit durante la settimana, possiamo assicurare il raggiungimento dell’obiettivo richiesto.

 

P.s. Non fa uso di integratori di proteine, in quanto l’apporto proteico viene raggiunto con la sola alimentazione. Ho suggerito di assumere solo aminoacidi essenziali dopo l’allenamento di resistenza.

esempio ricomposizione corporea

La Dieta dei Gruppi Sanguigni

Una paziente in studio mi ha chiesto cosa ne pensassi della dieta del gruppo sanguigno.

La mia risposta è stata che è un mito, una bufala senza basi scientifiche.

L’autore di questa dieta è il neuropata statunitense Pietro d’Adamo, poi diventata famosa in Italia per la versione del Dottor Mozzi.

Secondo D’Adamo ogni individuo deve scegliere i gruppi alimentari da inserire nel suo piano in base al proprio gruppo sanguigno AB0 e questo determinerebbe una riduzione dell’incidenze di tutte le malattie metaboliche e non, come malattie cardiovascolari, diabete, cancro etc.

Secondo la teoria dello statunitense, i diversi gruppi sanguigni si sarebbero evoluti progressivamente, con l’evoluzione dell’uomo, cioè in funzione dei cambiamenti legati allo stile di vita.

Il gruppo sanguigno 0 sarebbe il più antico, presente negli esseri umani che vivevano come cacciatori-raccoglitori che si sarebbero cibati soprattutto di carne, pesce, pollame e certi tipi di verdura e frutta, con limitazioni importanti nel consumo di latticini, legumi e cereali.

Poi si sarebbe evoluto il gruppo sanguigno A, prevalente nei coltivatori, comparso con lo sviluppo dell’agricoltura. La loro dieta sarebbe stata vegetariana, con l’esclusione della carne.

Il gruppo B sarebbe comparso con i nomadi, che si sarebbero cibati solo di carne (tranne pollame e suini, verdure, frutta e latticini.

Il gruppo AB sarebbe derivata da una mescolanza dei gruppi A e B.

Come i nostri antenati, a seconda del gruppo sanguigno di appartenenza, dovremmo cibarsi con le stesse categorie di alimenti.

Secondo la versione di Mozzi, ci sono alcuni alimenti che dovrebbero essere evitati indipendente dal gruppo sanguino, per esempio quelli contenti glutine e i latticini.

Mozzi inoltre fa una classificazione degli alimenti in base al gruppo sanguigno, suddividendoli in benefici, nocivi e neutri a seconda del loro effetto sull’organismo con quel determinato gruppo sanguigno.

Entrambe le versione portano ad un’esclusione di gruppi alimentari a seconda dell’appartenenza del gruppo sanguigno, con inevitabili carenze nutrizionali. Si tratta di diete poco bilanciate, che aumentano le fobie e le ansie nelle persone verso determinati cibi considerati nocivi.

Cosa dice la scienza?

Ad oggi la dieta dei gruppi sanguigni è considerata inattendibile dalla medicina e i benefici per la salute che da essa deriverebbero non sono stati confermati in studi clinici. In particolare gli esperti sottolineano che mancano in letteratura dimostrazioni chiare delle basi scientifiche della dieta.

Per di più è stato scoperto che il primo gruppo sanguigno è stato quello A, poi successivamente B. Il gruppo 0 sarebbe quello comparso più recentemente, ed è caratterizzato da un gene che codifica per una proteina difettosa, che non è in grado di svolgere la propria funzione specifica. Come ci insegna l’evoluzione e la selezione naturale è difficile che le altre due varianti possano essersi evolute da un gene difettoso, per dare degli enzimi perfettamente funzionanti seppur con modalità diverse.

Perché alcune persone riferiscono miglioramenti con questo tipo di dieta?

Essendo diete ipocaloriche, che riducono il consumo di cibi trasformati ad alta densità energetica, ma aumentano invece il consumo di cibi freschi, poco trasformati, si ha un miglioramento senza alcun dubbio dovuto alla modifica della propria dieta. Quindi Persone che seguivano un’alimentazione opposta (ipercalorica ad alta densità energetica, ricca di cibi spazzatura, con un ridotto consumo di fibre), modificando la loro dieta trovano senz’altro beneficio.

Importante per la salute è seguire un’alimentazione varia ed equilibrata, secondo le semplici regole della dieta Mediterranea. Mangiare tutto, ma nelle dosi giuste.

gravidanza

Alimentazione in Gravidanza

Si dice che una donna incinta debba mangiare per due, ma è proprio così?!

In realtà no, è uno di quei falsi miti che circola.

L’alimentazione in gravidanza è fondamentale perché è anche l’alimentazione del feto.

Forse è proprio in questo momento che una donna dovrebbe stare a “dieta”, questo non vuol dire seguire una dieta di restrizione ma una dieta che sia calibrata alle sue esigenze ed equilibrata.

Quali sono i cambiamenti fisiologici che avvengono durante la gravidanza?

Tra la 10° e la 32° settimana si ha un aumento della sintesi di tessuto adiposo e dalla 32° fino al parte, gli ormoni creano un ambiente in cui vengono utilizzati i grassi accumulati nella fase precedente, in modo tale che gli zuccheri vengano utilizzati quasi esclusivamente dal feto.

Quanto deve essere l’incremento ponderale?

Se consideriamo una donna normopeso, l’aumento di peso auspicabile è compreso tra 11,5-16 kg, mentre una donna sottopeso questo range è aumentato fino a 18 kg. Al contrario, una donna sovrappeso o obesa dovrà aumentare di poco tra 7-9 kg.

Più il BMI è alto al concepimento, inferiore dovrà essere l’incremento ponderale della gravidanza.

Se l’aumento ponderale è eccessivo, dovuto ad un aumentato intake materno, il feto tenderà ad essere macrosomico e potrebbe avere complicanze una volta fuori dall’ambiente materno. Questa condizione di macrosomia sembra essere associata al rischio di obesità e a tutte le complicanze tardive (diabete di tipo II, aterosclerosi, ipertensione) nell’infanzia e nelle successive fasce di età.

La glicemia materna è la glicemia del feto, dunque una condizione di iperglicemia materna si riflette in un’iperglicemia fetale con risposta da parte del feto di un aumento di insulina fetale.

Un aumento di insulina fetale comporta non solo problematiche successive, ma anche problematiche di accrescimento, in quanto l’insulina è un fattore di crescita e stimola la produzione di altri fattori di crescita, che aumentano la crescita fetale in modo patologico.

Il trasferimento di glucosio dalla madre al feto avviene per gradiente di concentrazione, questo vuol dire che, più è alta la glicemia della madre, più glucosio arriva al feto e più questo cresce.

Quando questi bambini escono dall’utero si trovano in una prima condizione di stress, in quanto l’ambiente esogeno ha livelli di glucosio molto più bassi rispetto a quelli a cui erano abituati, ritrovandosi in condizioni di ipoglicemia.

L’ipoglicemia è un fattore di rischio importante, perché può dare danni a livello neurologico.

Inoltre, il feto macrosomico può avere come conseguenze un parto complicato.

Anche la restrizione calorica da parte della madre può avere conseguenze sul bambino, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo cognitivo, e c’è l’aumentato rischio di alterazioni endocrino metaboliche a lungo termine.

Fondamentale è lo stato di nutrizionale della donna nella fase pre gravidico, ma diviene importante anche l’ipo o l’iperalimentazione durante la gestazione. Se la dieta non soddisfa i fabbisogni del feto, esso è capace di utilizzare le riserve della madre e quindi potrebbe mettere al rischio la sua salute. Il feto di per sé è un organismo “egoista” (scusate il termine), anche in una madre malnutrita cerca comunque di sopravvivere anche a discapito della madre stessa.

A cosa è dovuto l’aumento ponderale di peso?

Un aumento di peso di 12,5 kg, è generalmente così ripartito:

  • 3 kg del feto
  • 600 gr di placenta
  • 750 gr di liquido amniotico
  • 3 kg di volume plasmatico e liquido extracellulare
  • 1,5 kg volume dell’utero e delle mammelle
  • 3-3,5 kg di tessuto adiposo

Quest’ultimo punto ci fa capire come mai una donna in sovrappeso o obesa dovrebbe avere un aumento ponderale massimo di 7-9 kg. Questo perché le scorte di tessuto adiposo sono già presenti.

Qual è il fabbisogno energetico in Gravidanza?

Il fabbisogno energetico di una donna in gravidanza aumenta, perché le richieste energetiche devono sostenere la formazione di nuovi tessuti sia materni che fetali.

Aumenta anche il dispendio energetico a riposo (metabolismo basale), in quanto si ha un organismo in doppia crescita.

Se la donna in gravidanza pratica anche attività fisica, allora avrà un costo maggiore rispetto alla fase pregravidica pur svolgendo la stesso attività.

Allora quanto deve mangiare in più una donna in stato interessante?

Dipende dal periodo di gestazione in cui si trova e dal peso pre-gravidico.

Considerando il trimestre di gestazione, una donna normopeso:

Nel I trimestre si ha un incremento di 70 kcal/giorno, questo vuol dire che il fabbisogno rimane pressoché invariato

Nel II trimestre il fabbisogno aumenta di 260 kcal/giorno, mentre nel III trimestre si ha un aumento di 500 kcal/giorno.

 

Questo aumento è dato principalmente dall’aumentato fabbisogno di proteine. Le proteine sono i mattoncini utilizzati per l’accrescimento dei nuovi tessuti e per la sintesi di proteine endogene e composti azotati.

Nel primo trimetre il fabbisogno di proteine aumenta di 1 gr/kg al giorno, nel secondo trimestre di 8 gr/kg al giorno e nell’ultimo trimestre di 26 gr/kg al giorno.

Se l’apporto proteico non è adeguato, la prima conseguenza è che la placenta non cresce in maniera adeguata e quindi al feto non viene data la possibilità di avere un apporto adeguato di nutrienti e ossigeno.

Quella in foto è S. una neomamma che si è rivolta a me al III trimestre di gravidanza.

La foto è stata scattata qualche ora dal parto.

Il suo peso pre gravidico era di 70 kg e alla fine della gestazione siamo arrivati a 82 kg. Dunque, l’aumento ponderale è stato ottimale e nella norma. Bravissima S., ottimo risultato!!!

Grazie per avermi dato fiducia e adesso partiremo con un nuovo piano alimentare per l’allattamento.

Benvenuta Arianna !