Polpettone tonno

Polpettone di tonno

 

Polpettone di tonno

Ingredienti per 3 porzioni

  • prezzemolo q.b.
  • 200g tonno sott’olio sgocciolato
  • 2 scatolette piccole di tonno al naturale
  • 80g Pane integrale raffermo
  • 1 uovo

Procedimento

Tritare il pane raffermo con il prezzemolo.

Aggiungere il tonno, uovo e frullare.

Adagiare su carta da forno il composto ottenuto e formare una caramella.

Cuocere a vapore, io ho utilizzato la modalità Varoma del Bimby (in modo che si mantenga morbido) oppure in una padella antiaderente come se fosse un arrosto.

Ho accompagnato il polpettone con una salsa piccante ai peperoni.

Valori nutrizionali per 1 porzione

Kcal 320 kcal
Carboidrati 14,15 gr
di cui zuccheri 1,75 gr
Grassi 17,15 gr
di cui saturi 3,45 gr
Proteine 27,07 gr

Dr. Ilaria Inversi
bilancia

Petizione: Abolire la bilancia durante il periodo Natalizio

Sappiamo che le feste natalizie, sono un momento di convivialità e di spensieratezza. Succede poi che durante il periodo tra Santo Stefano e Capodanno ci si sente in colpa e allora iniziano le preoccupazioni sull’aumento di peso, e qui entrano in gioco i famosi DETOX, restrizioni caloriche e stregonerie varie.

Tutte queste calorie in eccesso che fine fanno nel nostro corpo?

L’eccesso calorico dei pasti festivi non tutto viene trasformato in grasso nel corpo. 

Ci sono degli studi che mostrano come consumare un pasto molto abbondante in un singolo pasto, determini un aumento dell’effetto termico del cibo.

Quando il cibo entra nel nostro corpo, deve essere elaborato, non viene subito assimilato e una parte di energia viene anche dispersa sotto forma di calore (classiche vampate dopo un abbondante pasto). Inoltre, sembra entrare in gioco anche la genetica sull’indirizzamento delle calorie ingerite in eccesso. Il nostro corpo utilizzerà il surplus calorico, in modo soggettivo, indirizzandolo nei diversi compartimenti, massa grassa o magra.

Importante per l’indirizzamento del surplus, oltre alla genetica, è anche la composizione del cibo consumato.

Per esempio, quando si ha un eccesso di carboidrati, essi vengono utilizzati prevalentemente per la formazione di glicogeno, un tessuto di riserva di glucosio nel fegato e nel muscolo. Questo si verifica soprattutto nei soggetti che seguono diete ipoglucidiche (povere di carboidrati) o in soggetti che praticano allenamenti estremi senza adeguati pasti glucidici. In queste condizioni le riserve sono scarse e nel momento in cui si consuma pasti ricchi di carboidrati, il nostro corpo inizia a produrre glicogeno per ripristinare le scorte. 

Da considerare che ogni grammo di glicogeno porta con sé qualche grammo di acqua (come già accennato in un articolo precedente), aumentando così il peso, dovuto all’accumulo di acqua.

Quando le riserve di glicogeno sono sature, gli zuccheri (derivati dalla degradazione dei carboidrati), in eccesso, dovranno essere smaltiti e sono inviati alla produzione di grassi attraverso processi di lipogenesi.

Invece, le proteine hanno un ruolo positivo, in quanto, oltre ad indurre il senso di sazietà aumentano la produzione di calore, sono i nutrienti con maggior effetto termico del cibo. Ecco perché diviene importante associare in un pasto abbondante sempre una fonte proteica.

Il problema però nasce dall’eccesso di grassi, che vengono prevalentemente accumulati nel tessuto adiposo come riserva energetica.

Allora perché se non tutti i nutrienti vengono trasformati in grassi, si ha un aumento di peso?

Il peso che vedete il giorno dopo aver mangiato un pasto abbondante è dovuto a componenti che NON sono grasso.

La maggior parte è dato dal riempimento delle scorte di glicogeno, con conseguente aumento di acqua all’interno di esse.

Inoltre, mangiando pietanze ricche in sale, il nostro organismo richiederà maggior quantità di acqua per ripristinare l’osmolarità, inducendo il meccanismo della sete e quindi aumenta l’acqua corporea. 

In entrambi casi si parla di aumento di massa magra.

In conclusione l’aumento che vediamo nei giorni successivi può essere imputato a variazioni del contenuto di acqua in diversi compartimenti dell’organismo e solo una parte potrà essere dovuta all’accumulo di grassi.

Perciò, l’accumulo di grasso come conseguenza di un eccessivo introito calorico avviene più facilmente quando il surplus calorico è protratto nel tempo. La formazione di  massa grassa avviene su tempi medio-lunghi. Da considerare che per la formazione di un kg di grasso occorrono mediamente 7000-9000 kcal, anche in questo caso si ha una variabilità soggettiva.

Pasti abbondanti non protratti per giorni, nella visione di un’alimentazione sana ed equilibrata, non possono creare danni significativi. 

NON SALITE SULLA BILANCIA, ma tornate alle vostre sane abitudini accompagnate da un pò di esercizio fisico.

Il mio consiglio è quello di arrivare al pasto abbondante con le scorte di glicogeno deplete o quasi, assumendo pochi carboidrati nel pasto precedente o facendo attività fisica.

pescheria

Qualità Nutrizionali Del Pesce Selvatico e di Allevamento: Quale scegliere?

Come Conoscere i due prodotti al banco pescheria?

La Normativa Europea prevede che il consumatore abbia il diritto di avere informazioni ben precise su ciò che gli viene offerto.

In etichetta, quindi, devono essere sempre indicati la denominazione della specie, la zona di produzione e il metodo, cioè se è stato pescato o  allevato.

Se le indicazioni in etichetta non sono complete oppure non ci fidiamo, è possibile riconoscerli dall’aspetto del pesce stesso.

Primo aspetto da osservare è la Dimensione. I pesci d’allevamento risultano pressoché di dimensioni tutti uguali. Inoltre, sono più grossi di quelli selvatici, a causa dello scarso movimento che non gli permette di sviluppare una muscolatura adeguata per la taglia ed anche per i mangimi usati in allevamento.

Possono essere presenti Irregolarità. Spesso i pesci d’allevamento hanno le code sfibrate o rotte e le squame consumate, per il fatto che sono costretti a vivere in vasche sovraffollate.

Una volta cotto il pesce, è possibile osservare la Tonicità e la Consistenza delle carni. Le carni dei pesci d’allevamento non sono molto compatte  e si sfaldano facilmente.

Ultimo aspetto è il Prezzo esposto. Un pesce d’allevamento è sempre più economico di uno pescato in mare.

I Pro e i Contro del Pesce d’allevamento

Gli studi condotti sulle caratteristiche nutrizionali dei pesci d’allevamento evidenziamo problemi, ma anche vantaggi.

I problemi sono relativi alla quantità e qualità dei grassi, in genere superiori e diversa rispetto a quello selvatico. Nell’allevamento, vengono utilizzati mangimi a base di farina e oli vegetali, in modo da rendere i pesci più grossi in breve tempo. Dunque, i pesci d’allevamento saranno più grossi di dimensione, ma allo stesso tempo più grassi.

Il contenuto e la qualità dei grassi dipende sostanzialmente dal mangime utilizzato. Generalmente i pesci d’allevamento sono più scarsi di omega 3 (EPA e DHA), importanti protettori per le patologie cardiovascolari, ma con valori più elevati di omega 6, precursori di molecole infiammatorie, se consideriamo la quantità totale di grassi.

Anche se i pesci d’allevamento sono più grassi, è da tener presente che il contenuto di grassi totali sarà sempre inferiore al fabbisogno lipidico giornaliero richiesto in una dieta bilanciata.

Un Pro è il fatto che il contenuto di lipidi, quindi anche di omega 3, è costante nei pesci di allevamento, rispetto a quelli selvatici che si nutrono solo di ciò che trovano.

Un ulteriore vantaggio dei pesci d’allevamento riguarda la sicurezza alimentare, infatti è più facile monitorare la presenza di eventuali metalli pesanti e altri contaminanti tossici introdotti dal pesce con la dieta.

Per quanto riguarda il contenuto di Sali minerali quali Fosforo, Calcio, Ferro, Zinco e Iodio dipende anch’esso dall’alimentazione dell’animale, ma anche da fattori intrinseci del pesce stesso. Nel pesce d’allevamento il contenuto sarà determinato principalmente dal mangime artificiale, generalmente addizionato in Sali, in quanto indispensabili per l’accrescimento e per ottenere buoni indici di qualità. Nel pesce selvatico la quantità di minerali dipendente dalla biodisponibilità in acqua.

In conclusione, in condizioni di allevamento adeguate, è stata osservata un’equiparazione in termini nutrizionali e salutistici tra pesce allevato e selvatico.

I prodotto di acquacoltura possono rappresentare una valida alternativa ai pesci selvatici, purché i mangimi e gli impianti di allevamento siano fattori determinati per la qualità del prodotto.